mercoledì 15 maggio 2019

Davide Valecchi_tra musica e libri

Nuova intervista questa volta a Davide Valecchi, la mente che si cela dietro al progetto AAl (Almost Automatic Landscape, chitarrista dei Video Diva, poeta e scrittore.

1. Ci sono stati altri progetti prima di AAL (Almost Automatic Landscapes)?
Ho iniziato a suonare musica elettronica nei primi anni ’90 e prima del mio progetto principale (AAL), ho fatto alcune cose in campo più propriamente industrial, con un progetto chiamato Diagonal Chains, le cui prime cose erano influenzate da Ministry, Nine inch nails, Pankow, Front 242, per poi evolversi verso territori meno “duri”, attestandosi dalle parti di Boards of Canada, Aphex Twin e Autechre. Avevo una pagina su Vitaminic con tre dischi del progetto e nel primo, quello più industrial, cantavo pure. AAL è stata la naturale evoluzione di Diagonal Chains, infatti quello che considero il primo brano di AAL (Crystal Waves, poi uscito nel disco “Disc1”) fu realizzato nel 2001 per una compilation online dedicata all’equinozio primaverile e contenente artisti che frequentavano la mailing list ufficiale dei Coil, ai tempi dei newsgroup. Nel 2001, poi, ho realizzato un album di jungle/drum’n’bass influenzato da Photek e Goldie, sotto il nome Solenoid, poi cambiato per motivi di copyright (esisteva già un progetto omonimo negli USA), in Solenoide.

2. Da poco è uscito il tuo nuovo album "trasparency" disponibile su Bandcamp anche in formato cd. Ce ne puoi parlare? Come è stato concepito questo album?
Dopo uno stop di dieci anni, dedicati ad altri progetti come la scrittura, le sonorizzazioni di eventi legati alla poesia e all’arte, e le attività con altre band (Downward Design Research, H2R, Video Diva), nel 2017 ho deciso di riesumare il progetto AAL e di dedicarmici con nuova passione. Ho quindi raccolto le cose migliori del materiale registrato nel decennio 2007—2017 e le ho incluse nel disco “a season”, uscito nel dicembre 2017. Quel disco, nelle mie intenzioni, doveva essere una sorta di “chiusura del cerchio” del passato di AAL, un “tirare le somme” per ripartire di nuovo, cambiando. “a season” infatti contiene le diverse anime che fino a quel momento avevano fatto parte di AAL e cioè ambient, sperimentazione, drone, field recordings, musica acusmatica, improvvisazione e manipolazione di fonti sonore disparate. Il nuovo disco “transparency” inaugura un nuovo corso per AAL, una nuova stagione musicale “trasparente” dove la melodia e l’armonia sono alla base di strutture sonore di ampio respiro, stratificate, cinematiche ed evocative, che vorrebbero andare incontro alla luce, piuttosto che all’oscurità. “transparency” è un disco ambient in tutto e per tutto. Il disco è nato nelle ore notturne di marzo 2019. Inizialmente le musiche che compongono “transparency” erano state pensate per una performance dal vivo, ma, riascoltando le registrazioni, mi sono reso conto che quello era davvero il “nuovo suono” che stavo cercando da mesi, per cui ho sentito che era giunto il momento di realizzare un nuovo disco. Il concetto di trasparenza si esplicita anche nelle grafiche del cd, dove predominano il bianco e i colori tenui. La copertina raffigura due diversi istanti della fase finale della vita di un fiore (un tulipano), fotografato contro il bianco del cielo. Pur morendo il fiore non cessa di emanare bellezza, anzi: nelle fotografie (scattate da Beatrice Ciabini), il fiore sta già diventando incorporeo, trasparente appunto, trasfigurato, già avviato a essere una sola cosa con la luce.  

3. Qual è stato il tuo primo contatto con la musica?
La musica fa parte della mia vita praticamente da sempre. Penso che il primo brano musicale che mi ha fatto presagire l’esistenza di un altrove musicale sia stato “Legion of Aliens” dei Rockets, b—side del 45 giri “Electric Delight”, uscito nel 1979, quando avevo 5 anni. Lo ascoltavo in continuazione. Come musicista ho invece iniziato a suonare il pianoforte classico all’età di 11 anni, per poi passare alla chitarra (prima classica, poi elettrica) qualche anno dopo. Nei primi anni ’90 ho cominciato infine a interessarmi di sintetizzatori, sampler, sequencer e computer music.

4. Sappiamo che sei anche scrittore. Quando hai iniziato questa attività? Quanti pubblicazioni hai all'attivo?
Scrivere è sempre stato uno dei miei sogni, fin dall’adolescenza. Inizialmente volevo diventare scrittore di romanzi di fantascienza, ma, nel 1993, durante il periodo in cui avrei dovuto studiare per l’esame di stato, mi sono messo invece a scrivere poesia, influenzato dal grande Novecento poetico italiano: Montale, Luzi e Fortini su tutti. Dopo anni di scrittura poetica portata avanti quasi in segreto, con sporadiche pubblicazioni private regalate a pochissimi amici, ho cominciato a pubblicare online qualche mio testo nei primi anni duemila. Nel frattempo ho avuto modo anche di provare a scrivere fantascienza e di partecipare al Premio Urania 2010, arrivando nella rosa dei dieci finalisti, con il romanzo L’Archivista, scritto in collaborazione con Paolo Frusca. In disaccordo su alcune soluzioni narrative, ho poi ceduto amichevolmente le mie parti a Paolo Frusca, ma il romanzo è rimasto inedito. Nel 2011 è uscita la mia prima pubblicazione ufficiale, la raccolta poetica Magari in un’ora del pomeriggio (Fara Editore, Rimini). Del 2017 è invece la raccolta poetica Nei resti del fuoco (Arcipelago Itaca, Osimo). Diversi miei testi, compresi alcuni racconti, sono poi usciti in varie antologie cartacee per editori diversi. Dal 2017 infine ho iniziato una collaborazione come traduttore dalla lingua inglese per l’editore romano Newton Compton e a oggi ho all’attivo la traduzione di tre romanzi e di un saggio. Il più recente è Cospirazione Cremlino di Joel C. Rosenberg (aprile 2019), un fantathriller politico.

5. Dal 2003 sei chitarrista dei Video Diva. Cosa ci racconti di questa esperienza?
I Video Diva sono un gruppo storico della mia area e prima di diventare il loro chitarrista sono stato un loro fan. La band esiste dal 1999 e ricordo ancora bene il loro primo concerto allo storico locale Samantha di Dicomano, a cui ero presente. I Video Diva nascono con forti influenze new wave, gothic rock e post-punk a cui si unisce l’elettronica e una cura speciale per i testi, in italiano, che uniscono ricerca letteraria e denuncia sociale. Al di là della musica elettronica, come chitarrista e come semplice ascoltatore di musica, ho sempre amato quella stagione musicale che comprende Bauhaus, Cure, Joy Division, Sisters of Mercy ma anche Neon, primi Diaframma e primi Litfiba, tutte band le cui influenze sono alla base della nascita dei Video Diva, per cui, quando ho finalmente avuto la possibilità di suonare con loro, mi sono sentito subito a casa, sia umanamente che musicalmente. Dopo alcuni cambi di formazione e anni di autoproduzioni, i Video Diva approdano finalmente, nel 2016, alla casa discografica italo—svizzera Swiss Dark Nights, punto di riferimento per il gothic rock europeo. L’ultimo studio album è s(à)crata, del 2017. Al momento il gruppo sta scrivendo il materiale per un nuovo album.

6. Quali sono le tue influenze musicali principali? E quelle non musicali?
Amo tutta la musica, per cui anche le influenze sono molteplici e di generi molto diversi tra loro. Faccio qualche nome di artisti che amo, senza un ordine preciso. Coil, Klaus Schulze, Aphex Twin, Boards Of Canada, The Church, Nine Inch Nails, Ministry, Bon Iver, Black Sabbath, Motorhead, CCCP, Slayer, Iron Maiden, Napalm Death, Godflesh, Scorn, Brian Eno, Duran Duran, Ride, The Jesus and Mary Chain, Rockets, The Dream Syndicate, The Smiths, David Bowie, David Sylvian, Japan, Miles Davis, Thelonious Monk, Sonny Rollins, John Coltrane, Don Cherry, Kenny Wheeler, Fulvio Sigurtà, Blood Orange, Ambrose Akinmusire, Chet Baker, Enrico Pieranunzi. Mi fermo perché la lista è giù lunga ma potrebbe continuare ancora a lungo.
Per quanto riguarda le influenze non musicali che comunque confluiscono nella mia musica sicuramente posso citare la letteratura, in particolare la fantascienza, e la poesia. Per il resto potrei citare anche il sole, il vento, i cipressi, il tramonto, i boschi di castagni, l’ombra della luna piena, il silenzio, lo sguardo di un cane e il suono della ghiaia schiacciata dalle ruote delle auto e molte altre cose ancora, che, direttamente o indirettamente, influenzano le mie percezioni, i miei pensieri e che possono ritrovarsi nelle mie varie manifestazioni artistiche, consapevolmente oppure no. 

7. Scrivendo ti ispiri a qualche scrittore in particolare?
Per la poesia, inizialmente, ero influenzato dalla stagione ermetica, e da Montale, Luzi e Fortini soprattutto. Ho mantenuto un gusto per l’endecasillabo sciolto, che anche sonoramente richiama quella stagione della poesia italiana, anche se dopo il primo libro ho cercato di non fossilizzarmi troppo sulle forme metriche, cercando di prediligere piuttosto un’unità sonora e ritmica personale, slegata dalle tradizioni. Negli ultimi anni posso dire di non avere avuto influenze particolari in poesia, corroborato anche dal fatto che ben poco di memorabile è stato scritto in Italia negli ultimi dieci anni, fatto salvo alcune eccezioni (i primi nomi che mi vengono in mente: Massimiliano Chiamenti e Marco Giovenale). A livello di tematiche permane un’influenza mutuata da altre letterature, come quella fantascientifica, sempre presente, in particolare da scrittori che hanno travalicato i generi come John Crowley e Thomas M. Disch, o da altre esperienze di scrittura assolutamente eccellenti, contemporanee e non, come quelle di Marcel Proust, Thomas Bernhard, Roberto Bolaño, Mircea Cartarescu, Tommaso Landolfi, Lalla Romano, Paolo Volponi, Gesualdo Bufalino e tanti, tanti altri. 

8. Hai qualcosa in programma per il futuro?
Sono sempre coinvolto in molte cose e molti progetti. Non tutti si concretizzano, ma una buona parte sì. I progetti che vedranno sicuramente la luce sono i nuovi dischi di Video Diva e AAL, presumibilmente nel 2020, così come una mia nuova raccolta poetica. Voglio poi realizzare un album di musica elettronica IDM, anche se per questo progetto non ho ancora deciso quale nome utilizzare, cioè se farlo ricadere sotto la sigla AAL oppure dare vita a un nuovo progetto. Anche questo immagino vedrà la luce dal 2020 in poi. E poi il progetto che ormai ho in cantiere da anni, e per il quale non so davvero indicare una data di realizzazione, ma che, sono sicuro, si concretizzerà, prima o dopo: un romanzo o comunque un libro contenente scrittura che possa definirsi narrativa.

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