martedì 18 giugno 2019

Valerio Orlandini_musica poetica

Intervista a Valerio Orlandini, grande artista dell'underground fiorentino con i suoi innumerevoli progetti, ideatore di Firenze Soundscapes e poeta.

1. Quando hai iniziato a comporre musica?
Ho iniziato intorno al 2003-2004, mi ricordo che le prime cose che misi in giro furono alcuni esperimenti noise ispirati da un disco in cui mi ero imbattuto al tempo, “Casus Luciferi” degli Abruptum, e che mi aveva dato delle idee semplici ma interessanti su cui riflettere e lavorare. Pongo però l’inizio effettivo della mia attività musicale poco dopo, intorno al 2005, quando iniziai a comporre il primo demo del mio progetto ambient Symbiosis (http://symbiosis.altervista.org), che sarebbe uscito l’anno successivo.

2. Dei tuoi tanti progetti qual è stato il primo? E' ancora attivo?
Come dicevo in precedenza, il mio primo progetto in assoluto è stato quello con cui proposi i primi esperimenti di rumorismo, si chiamava Stridor Absonus e intorno al 2007 una ormai defunta casa discografica DIY canadese pubblicò il secondo e il terzo lavoro su doppio CDR. In realtà ho pronto un quarto album (se così lo possiamo chiamare, sono 99 tracce di circa 4 secondi l’una, quindi dura pochissimo!) da un sacco d’anni, quindi in teoria è un progetto ancora attivo! Anzi, direi più che è un progetto che aspetta ancora il suo degno funerale, possibilmente su un bel supporto fisico…
A parte questo, riprendendo quello che dicevo nella risposta precedente, Symbiosis è stato il mio primo progetto “ufficiale”, e anche se attualmente non sto componendo nuove tracce, di sicuro il successore del terzo album Mikrokosmos (2016, https://symbiosisrealm.bandcamp.com/album/mikrokosmos) prima o poi vedrà la luce! È un progetto a cui sono molto legato e che negli anni si è evoluto in una direzione più astratta e sperimentale, seppur rimanendo sempre nell’alveo di quell’ambient dalle tinte invernali che è sempre stata la vocazione di Symbiosis.

3. Quali sono le tue principali influenze nel comporre musica? Hai anche influenze extra musicali?
Le mie influenze sono molte, e spesso nemmeno io mi ricordo quali sono. Mi piace ascoltare, vedere, leggere anche cose molto distanti da quello che faccio, e non per potermi vantare che “ascolto/leggo/ecc. di tutto” (cosa tra l’altro nemmeno vera), ma perché spesso la stessa idea può essere sviluppata in modi completamente diversi. Una lunga suite drone, un movimento di una sinfonia, un brano black metal e uno di vecchio blues possono comunicare le stesse sensazioni, come invece composizioni dello stesso genere possono veicolare idee, emozioni e messaggi completamente diversi.
Detto questo, musicalmente il mio imprinting più forte l’ho avuto dal black metal, di cui continuo ad essere un assiduo ascoltatore. Ho trovato nel black metal una tale varietà di suoni, di sperimentazioni e di atmosfere, che se di natura non fossi curioso e sempre interessato a stimoli nuovi potrei tranquillamente avere tutto quello che cerco in questo unico genere. Ma dato che non è così, mi piace rubare idee e tecniche da tanta musica elettronica, dalle prime sperimentazioni elettroacustiche fino alle ultime novità d’avanguardia. A questo aggiungerei senz'altro la musica barocca e medioevale e tutto ciò di inusuale si possa fare con chitarra basso e batteria. Di influenze extra musicali ne ho parecchie, soprattutto la poesia (specie italiana e tedesca) e talvolta cinema, pur non essendo un esperto in questo ambito.

4. Il Cinghiale è il tuo progetto a tema dungeon synth, genere musicale di cui ci siamo occupati in uno degli scorsi articoli. Cosa ne pensi della dungeon synth? E' ancora ricollegabile come la old school dungeon synth degli anni 90 al black metal e alla dark ambient?
È molto curioso aver visto in questi ultimi anni un rinnovato interesse in questo genere (che, ricordiamolo, prima della nascita del seminale blog “Dungeon Synth”, di solito si chiamava “ambient” e basta, anche se in effetti con la musica ambient non ha mai avuto un granché a che fare). Mi ricordo che quando mi appassionai alla musica di Mortiis (parlo della metà degli anni 2000) trovare persino i suoi dischi (per non dire quelli di progetti ben meno noti) era un’impresa ardua, che richiedeva estese ricerche sul web e non di rado aste su eBay combattute fino all'ultimo secondo. Con questo nuovo interesse nel genere finalmente molti progetti anni ‘90 hanno avuto la visibilità e la valorizzazione che si sono sempre meritati, e questo non può che essere positivo.
Tuttavia, purtroppo questo ha portato a una sorta di attualizzazione, e anche a una americanizzazione (la maggior parte dei nuovi fan del dungeon synth è degli USA), del genere che gli ha fatto perdere molto del fascino e del mistero che aveva un tempo. Non è un discorso banalmente nostalgico, è più che altro una constatazione che il dungeon synth “old school” era un genere legato a doppio filo al black metal e a tutte le sue peculiarità e contraddizioni. Non esisteva l'hype sui social network, non esisteva il politicamente corretto applicato persino a questi ambiti di ultra-nicchia (e notoriamente controversi su più fronti e piani), non c’era insomma tutta quella sovrastruttura che in fondo fa somigliare il dungeon synth a qualsiasi altra tendenza, che deve essere veloce, immediata e ovviamente non deve risultare “offensiva” per nessuno, sia mai… Un disco magari restava sepolto in poche distro per anni, e aveva tempo di crescere e diffondersi con un oculato passaparola, adesso se non scrivi ogni giorno che stai per finire un nuovo pezzo dopo una settimana nessuno si ricorda di te. Senza considerare che se un tempo qualcuno si fosse informato (come ho letto più di una volta) su eventuali progetti dungeon synth ispirati a Harry Potter avrebbe dovuto temere seriamente per la propria vita!

5. Puoi parlarci in dettaglio di Firenze Soundscapes? Di cosa si tratta?
Firenze Soundscapes (http://www.firenzesoundscapes.com) è un progetto a cui tengo molto: ho iniziato nell’estate del 2017 a registrare alcuni paesaggi sonori in centro a Firenze, per poi estendermi lungo tutto il territorio comunale. Lo scopo del progetto (che è in continua espansione) non è quello di trovare i “bei suoni” della città, ma piuttosto di fornire un equivalente di quello che è Google Street View, ma in ambito acustico. Non suoni eccezionali presi in occasioni particolari, ma i suoni che si possono ascoltare nella mia città tutti i giorni. La selezione su dove e cosa registrare riguarda solo questo: ad esempio, se un luogo è caratterizzato 6 giorni su 7 da un vivace mercato, eviterò di andare a registrare l’unico giorno che questo non c’è, viceversa se il mercato, invece, è solo una parentesi durante la settimana. Ovviamente le regole sono fatte per essere infrante, e non rinuncerei mai a catturare suoni insoliti per seguire con il paraocchi un metodo. Il senso, però, vuole essere questo: archiviare quello che sentiamo girando per Firenze e spesso ignoriamo completamente, magari proprio perché, a un primo distratto ascolto, non c’è nulla di inusuale.
Un primo bel risultato del progetto è consistito nella possibilità di scrivere una guida ai suoni di Firenze sul prestigioso sito Cities and Memory: https://citiesandmemory.com/florence-city-guide-best-sounds-florence/. Questo articolo è una vera e propria guida turistica (seppure estremamente succinta) di Firenze, in cui invece di consigliare cosa c’è da vedere, suggerisco cosa c’è da ascoltare.

6. Oltre ad essere musicista scrivi anche poesie. Ce ne puoi parlare? Quando hai iniziato questa attività?
Ho iniziato a scrivere poesie quando ero bambino, pensa che vinsi pure qualche premio nei primi anni ‘90! Poi per molto tempo lasciai completamente perdere la poesia (pur rimanendone un appassionato lettore), riprendendola solo negli ultimi 10-15 anni. Non di rado ho fatto incontrare la poesia con la musica, sia attraverso letture sonorizzate dei miei versi, sia con lavori solo idealmente ispirati a cose che ho scritto. Negli ultimi anni ho anche preso parte ad alcune antologie e ho pubblicato da me una breve raccolta, “Separazione dei Gemelli” (la cui versione digitale è scaricabile liberamente dal mio sito http://www.valeriorlandini.com). Nell'ultimissimo periodo ho lasciato un po’ da parte la scrittura e non so quando (e se) riprenderò a fare qualcosa, però le esperienze che ho potuto vivere grazie alla poesia e anche le molte persone che ho conosciuto sono senz'altro un tesoro che non smette di dare i suoi frutti.

7. Programmi per il futuro?
È sicuramente la domanda più difficile tra tutte! Sto lavorando a diversi progetti, musicali e non, e mi sto interessando a nuovi modi di sperimentare. Resto sul vago perché non so ancora se queste nuove ricerche mi porteranno a qualcosa di concreto, ma di sicuro mi daranno nuovi stimoli. Spero di concludere l’anno con nuovo materiale e magari di uscire non troppo tardi con un seguito del mio ultimo disco “7 Pieces” (https://valeriorlandini.bandcamp.com/album/7-pieces). Sto andando anche avanti con il progetto Firenze Soundscapes, che pian piano si avvicina al primo centinaio di registrazioni!
Di certo, quello che mi piacerebbe fare sarebbe collaborare con altri musicisti (e in genere artisti), per cui chiunque fosse incuriosito da quello che faccio, non esiti a mettersi in contatto!
Per restare aggiornati, sul mio sito http://www.valeriorlandini.com trovate tutte le informazioni, inclusi i link a social network vari.
Grazie mille!