di Nero Vanta Fancelli
Paese Di Produzione: USA
Anno: 1986
Soggetto: John Fusco
Sceneggiatura: Walter Hill
Regia: M. Walter Hill
TRAMA
Mississippi, presso un iconico incrocio sperduto nelle campagne; qui Robert L. Johnson (Tim Russ), futura leggenda del blues nei primi del Novecento, firma un contratto col Diavolo (Roberto Judd), acquisendo di conseguenza quel talento “maledetto” che, a seguito della sua prematura dipartita, influenzerà folte schiere di musicisti.
Giorni nostri: Eugene Martone (Ralph Macchio), ragazzo prodigio soprannominato “Talented Boy”, studia chitarra classica alla Juillard School, conservatorio realmente situato a New York; il suo sogno, benché osteggiato dagli insegnanti, è entrare nella storia recuperando e incidendo un pezzo perduto del proprio beniamino Robert L. Johnson; fortuna vuole che in gioventù quest’ultimo fosse amico di tale Willie Brown (Joe Seneca), suo compagno di avventure e disavventure ora relegato in un ospizio/carcere per omicidio, ciononostante l’unico in grado di aiutarlo nell’impresa.
Superate le profonde diffidenze dell’anziano, quest’ultimo decide di assecondare Eugene promettendogli l’agognato brano in cambio della libertà; una volta evasi, i due s’incammineranno alla volta del delta del Mississippi, laddove tutto ebbe inizio; malgrado le rosee aspettative di entrambi, lungo il tragitto molte verità mai davvero obliate torneranno lentamente a galla.
IMPRESSIONI
Questo film riprende uno dei tanti miti concernenti Robert L. Johnson, tra i quali spicca la vendita dell’anima al demonio in cambio di successo e gloria eterni, nondimeno inaugurando col sangue il famigerato Club 27.
Fresco del successo di Karate Kid (e pronto ad imbarcarsi nei fallimentari seguiti della suddetta saga), il giovane Ralph Macchio, alla stregua di Sean Penn in “Accordi & Disaccordi” (analizzato nel cineforum #1), dimostra di possedere ragguardevole dimestichezza nello strumento, sennonché la forza prorompente della storia va a mio avviso scemando pian piano fino a raggiungere sfumature poco credibili a causa di scene che a nient’altro servono se non ad allungare il brodo, di fatto rendendo al limite del forzato la sfida finale all’ultima nota e la sotto-trama amorosa del protagonista; e personalmente, dal regista e sceneggiatore de “I Guerrieri Della Notte (Warriors)” mi aspettavo molto di più.
Nero Vanta Fancelli
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